Progetti
I progetti dell’Associazione si integrano e vanno a sostenere l’Unità Operativa di Cure Palliative Domiciliari dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Lodi.
In Corso - Progetto di Pet-Therapy
Con Te Accanto
Gli Interventi Assistiti con gli Animali (IAA) sono ormai una realtà consolidata. Da sempre, nell’Hospice di Casalpusterlengo è consentito l’accesso di piccoli animali domestici nelle stanze dei pazienti.
La pet-therapy, eseguita da un educatore esperto, non è solo un momento ricreativo e di sollievo per i pazienti e i loro familiari, è scientificamente comprovato che migliora il benessere psicologico e la qualità di vita.
Il progetto “Con Te Accanto”, promosso da Pallium, vuole ridurre il senso di solitudine, incrementare la collaborazione con il personale sanitario, incrementare la comunicazione, ridurre gli stati di angoscia.
Di seguito pubblichiamo una foto di Buck, 'al lavoro' con una paziente e una bellissima lettera scritta dalla sua compagna di viaggio, Isabella:
In questi mesi di pausa ho pensato tanto a questo progetto e tante sono le emozioni e i ricordi che mi passano per la testa e per il cuore. Userei la parola ‘amore’ per cercare di far capire quello che abbiamo respirato in questo luogo ogni singolo giorno della nostra esperienza. Amore donato silenziosamente da tutto il personale, e amore che, anche nei momenti più difficili, è stato ricambiato con gratitudine da tutti i pazienti, e persone a loro vicine, che noi abbiamo avuto l’onore e il piacere di incontrare. Per questo, prima di divagare, ci teniamo (perdonatemi il plurale ma mi sento di parlare anche a nome di Buck) a ringraziare le tante, tantissime persone con cui abbiamo avuto la possibilità di interagire.
Ho cercato di scrivere poche righe per non stancare chi leggerà ma non ne sono stata capace e me ne scuso in anticipo. E’ inutile negare che, come primo progetto, sia stato piuttosto impegnativo; l’hospice chiaramente è un ambiente particolare e talvolta “pesante”. Fortunatamente però ho potuto contare sul mio fedele compagno di viaggio, Buck. La sua mole e la sua presenza riuscivano
a colmare silenzi che in alcuni momenti distruggevano il cuore, i suoi occhioni trasmettevano empatia e le sue zampe giganti e il respiro pesante sono diventati, con il passare dei giorni, sinonimo di spensieratezza e serenità tra i corridoi della struttura. I cani purtroppo non parlano ma in tutto il resto è stato impeccabile.
Quando salivamo sull’ascensore e le porte si aprivano al piano entravamo come in una bolla: il mondo esterno spariva e ci travolgevano sguardi, carezze, sorrisi, pianti, racconti, strette di mano, abbracci. In questi incontri abbiamo capito che la malattia mette tutti sullo stesso piano senza differenze di età, colore della pelle, ceto sociale, religione…siamo tutti lì a condividere lo stesso momento. Momento fatto di secondi che duravano un’eternità o di ore che volavano in un lampo; impossibile quantificare il tempo che abbiamo dedicato ad ogni singolo ospite, noi eravamo lì, pazienti e disponibili, pronti a mettere il nostro impegno
al servizio di chiunque volesse. Abbiamo dato tutto, ma sicuramente è molto meno di quello che abbiamo ricevuto. Da ogni circostanza, anche la più triste e disperata, abbiamo portato a casa qualcosa di “bello” e i ricordi che abbiamo nel cuore sono centinaia.
Come quel gentile paziente che raccoglieva tutte le sue forze per sdraiarsi a terra e stare abbracciato a Buck fino a quando proprio non ce la faceva più.
Come quel giovane marito e papà, che con i suoi racconti e il suo “the e frutta secca” ci ha fatto vivere il mondo arabo e lo “stesso” Dio, pur avendo due religioni diverse; lui che iniziava a coccolare Buck appena entrava e terminava quando uscivamo, accompagnandoci fino alla porta.
Come quell’uomo solare che ci accoglieva sempre con il suo canto. Il giorno in cui siamo entrati nella stanza e lui non ha cantato, Buck si è avvicinato al letto, lo ha guardato e ha fatto due abbai prima di sdraiarcisi accanto…eccome se aveva capito che se ne stava andando.
Come la giovanissima mamma che faceva i dispetti a Buck mettendogli i biscotti vicino al naso, e lui, così goloso e perennemente affamato, attendeva senza irruenza, senza agitazione, che lei glielo mettesse in bocca…aspettava calmo come se sapesse, come se capisse che i movimenti lentissimi di quella donna fossero da preservare. E lei sorrideva, apparentemente serena.
Come quel giovane papà, con la sua stretta di mano e quella presa senza fine che
sembravano un semplice grazie ma anche una richiesta di aiuto. Lui che, con i genitori e la moglie sempre presenti, nonostante non riuscisse quasi a muoversi, si sforzava di fare alcuni giochi con Buck e la sua piccola bimba. E questa bimba che si illuminava appena vedeva arrivare il pelosone, ci giocava e non voleva mai lasciarlo andare, ma, nonostante tutte le distrazioni possibili, i suoi occhi erano costantemente puntanti sui lenti movimenti del suo papà. Tanto che un giorno, ingenuamente, a bassa voce, mi disse «Sai che il mio papa è molto malato?». Mi si è gelato il sangue ma, anche qui, è arrivato in soccorso Buck a pancia all’aria ad accogliere la piccola sopra di se come in un dolce abbraccio, sdrammatizzando la situazione.
Come la dolce nonnina, con i suoi capelli bianchi, quel sorriso dolce e il volto raggiante quando vedeva entrare Buck. Lei che ci disse: «Sono qui, ho un letto, del cibo, ci siete voi (la figlia ed io) e c’è Buck… cosa mi serve ancora? Sono contenta così...»
Ci sarebbero ancora tanti nomi, tante storie, tanti ricordi…
Ricordiamo con enorme piacere tutte le persone, personale sanitario e non, volontari e parenti, familiari e amici da cui spesso venivamo fermati in corridoio, per una carezza o una foto ricordo con Buck. Mi chiedevo: ma ricordo di cosa? Di un momento così tragico e triste come il fine vita? Mi capitava di esprimere questi pensieri a Buck e nel suo sguardo silenzioso trovavo una possibile risposta: SI, vogliono un ricordo, forse l’ultimo, ma forse dell’ultimo momento insieme, dell’ultimo breve momento che hanno passato sorridenti, felici e sereni.
In quei giorni non abbiamo mai guardato l’ora perché, si sa, il tempo speso bene passa sempre troppo veloce. A volte, a fine giornata, nel viaggio di ritorno, dopo aver caricato il mio compagno in auto, facevo la strada con un nodo alla gola e le lacrime agli occhi…ma subito mi venivano in mente i volti delle persone incontrate, i loro sorrisi e nella mia testa risuonavano i loro ‘grazie’ ‘sono felice’ ‘mi fai star bene’, ‘sei arrivato nel posto giusto al momento giusto’, ‘meno male che sei arrivato’, ‘ti aspettavo’. Allora guardavo Buck dallo specchietto retrovisore e la tristezza spariva.
Non nascondo che mi è capitato di tornare a casa e, osservando Buck, pensare che quel giorno non avevamo “lavorato” molto. Ed era vero, perché in quelle ore trascorse in Hospice non abbiamo mai davvero lavorato ma ci siamo presi cura di tantissime persone, ascoltando i loro silenzi, guardando le loro lacrime scendere, scaldando i loro piedi quando Buck ci si sdraiava sopra e facendosi accarezzare da chiunque ne avesse voglia. In fondo Buck ha dato tanto e ha scaldato davvero i cuori di tutti!
Con lui è stato intenso anche passeggiare nel corridoio: lo guardavano da lontano, lo fermavano, lo accarezzavano, uscivano dalla stanza in attesa del suo arrivo e poi sorridevano nel vederlo zampettare. Con il suo modo “delicato da ippopotamo” si sdraiava a terra e, dal niente, sbucavano persone intorno a lui e, anche quelle più scettiche perché “troppo grosso”, alla fine allungavano la mano per toccarlo e in un attimo un sorriso compariva sul loro volto.
Tutti premurosi, tutti accoglienti al nostro arrivo, tutti attenti a non disturbare mentre eravamo all’interno di una stanza; “passo dopo”, dicevano loro che erano lì a lavorare veramente. GRAZIE a tutto il personale!
Vogliamo davvero ringraziare tutti per aver reso possibile questa bellissima esperienza; un grazie speciale a Dog4life che è sempre al nostro fianco, ci accompagna e ci supporta in questo bellissimo cammino; Buck ha dato tanto è vero, ma non sarà mai tanto quanto ciò che abbiamo ricevuto da ogni persona che abbiamo avuto il piacere di conoscere e con la quale abbiamo condiviso ogni singolo istante.
Buck & Isabella
Progetto sviluppato con il contributo dell’associazione GMdP design for life di Milano


La crepa e la luce
“C’è una crepa in ogni cosa, ed è da lì che passa una luce”, scrive Leonard Cohen in una famosa canzone. La perdita di un familiare genera una profonda crepa che getta nel buio ogni ambito della nostra vita. In linea con la filosofia delle cure palliative e con l’importanza di prendersi cura non solo della persona malata, ma anche della sua rete familiare, offriamo un percorso psicologico di supporto all’elaborazione del lutto così da permettere, attraverso le parole, di dare nuova luce alla quotidianità.
Il supporto si rivolge a tutti i familiari assistiti in hospice o al domicilio dal Servizio di cure palliative dell’ASST di Lodi
Strappati lungo i bordi
La perdita di un familiare stravolge il nostro orizzonte, lo sguardo sul nostro futuro. Questa esperienza di fragilità può essere ancora più complessa tra adolescenti e giovani adulti che, in questo tempo della loro vita in cui si confrontano con cambiamenti complessi, si sentono strappati e lacerati anche dall’elaborazione per la perdita di un genitore o di un nonno.
Per questo motivo offriamo un percorso di supporto psicologico specifico ad adolescenti e giovani adulti (14-24 anni) che hanno perso un familiare assistito in hospice o al domicilio dal Servizio di cure palliative dell’ASST di Lodi
Storie che curano
L’essere umano ha la predisposizione naturale ad organizzare le proprie esperienze in forma narrativa e quindi a costruire la propria identità attraverso le storie. Attraverso la narrazione, noi conosciamo, comprendiamo, interpretiamo noi stessi, gli altri, il mondo e la vita. La cosiddetta medicina narrativa è un approccio ed una metodologia assistenziale che permette, con l’aiuto di un educatore esperto, di far raccontare a pazienti e familiari la propria storia di vita, così da trovare valori e risorse emotive e psicologiche per affrontare con dignità il tempo complesso del fine vita.
Progetto passato
Vita ai giorni
Progetto di sensibilizzazione alla realtà delle cure palliative, realizzato grazie alla collaborazione con l’ASST di Lodi, l’Associazione Il Samaritano Onlus, e il contributo della Fondazione Banca Popolare di Lodi.
Operatori sanitari e volontari delle cure palliative che operano sul territorio sono entrati, insieme ai fotografi dell’agenzia PhotoAid Agency, nell’Hospice di Casalpusterlengo e nelle case dei pazienti che ricevono assistenza domiciliare per raccontare e testimoniare non solo il dolore, la sofferenza e le paure, ma anche la dignità, il coraggio e le risorse inaspettate che possono emergere anche nell’ultimo tratto del percorso di vita e di storia familiare.
Il progetto, inserito in un’attività di fundraising, ha permesso di raccogliere fondi utilizzati per sostenere iniziative assistenziali e di formazione. È stato presentato al Festival Internazionale della Fotografia Etica di Lodi (Edizione 2021) e si prevede una nuova fase editoriale.
Rete e Collaborazioni


Contatti
Associazione Pallium odv
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Lodi 26900
Tel./Fax: 0371 427276




